Esiste un giusto mindset per essere vincenti? E se sì, quali sono le variabili coinvolte?
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Talento e risultati
In questo articolo proverò a rispondere a queste domande, superando qualche pregiudizio e sfatando qualche falso mito. In particolare, prima di capire come funziona la mente di una persona di successo, vorrei porre l’accento su due presupposti chiave:
- Il risultato è sempre la conseguenza di una buona prestazione;
- Il talento non è necessariamente correlato al successo.
Andiamo con ordine e analizziamo il primo punto. Esiste un mindset per raggiungere risultati straordinari? La risposta è sì, anche se il risultato è sempre una conseguenza e pertanto è meglio affermare che esiste un mindset per ottenere una buona prestazione, anzi la propria miglior prestazione.
La differenza principale tra le due affermazioni sta nel fatto che i fattori che incidono sulla prestazione sono variabili che si possono allenare e su è possibile agire, mentre il risultato dipende anche da fattori che non riguardano esclusivamente la mia persona, come ad esempio la preparazione dei miei avversari!
Detto in altri termini, per una prestazione d’eccellenza serve lavorare su tre aspetti chiave: tecnico, fisico e mentale. La prestazione d’eccellenza non necessariamente, o comunque non sempre, porterà sul gradino più alto del podio, ma mi ci farà avvicinare spesso. Passiamo ora al secondo presupposto, sfatando uno dei miti più diffusi, ovvero quello secondo cui il successo è sempre, o nella maggior parte dei casi, correlato al talento. Falso.
Noi siamo ciò che facciamo costantemente. L’ eccellenza quindi non è un atto ma un’abitudine. Aristotele
Cosa significa questa frase? Semplicemente che il segreto per raggiungere risultati notevoli non è il talento innato, bensì una variabile che la ricercatrice americana Angela Duckworth definisce “grinta” e che viene intesa come miscela di tre caratteristiche: tenacia, perseveranza e determinazione.
Attraverso le sue ricerche l’autrice ci mostra infatti come il talento, sebbene sia sicuramente un buon punto di partenza, non è sufficiente per permettere di esprimere tutto il proprio potenziale. Detto in altri termini, il talento, da solo, non basta praticamente mai.

Con questi due importanti presupposti possiamo addentrarci nella mente di chi il successo lo ha raggiunto, per capire da vicino quali sono le caratteristiche di un mindset “vincente”.
La selezione delle caratteristiche che vi presenterò qui di seguito è data in parte dalle ricerche svolte in questo ambito della psicologia sportiva, ed in parte dalle decine di interviste che in questi anni ho avuto con atleti di “successo” di svariate discipline sportive.

Le 7 caratteristiche di un mindset vincente
- Grinta piuttosto che talento
E’ necessario lavorare sul proprio potenziale incanalandolo verso una passione e coltivarlo con una forte determinazione.
Senza questo il rischio è quello di sprecare le nostre qualità naturali e non essere in grado di sviluppare tutte le nostre potenzialità. Innanzitutto è fondamentale avere una direzione, che significa avere un obiettivo chiaro per non sprecare le nostre energie e canalizzare la nostra attenzione; ma questo non è sufficiente, infatti una volta che abbiamo individuato la meta rimane l’altra metà del lavoro, che consiste nello spingere fino in fondo l’acceleratore senza mollare la presa.

- Passione, passione, passione
La motivazione è la spinta che porta un individuo a raggiungere determinati obiettivi, è una componente psicologica che ci permette di orientare, mantenere e portare a termine i nostri comportamenti.
La passione è un sentimento che genera soddisfazione e felicità per quell’attività che stiamo realizzando, affinché essa appaia, dobbiamo capire quali sono gli aspetti di noi stessi che ci motivano e ci spingono ad andare avanti. Coltivare la motivazione è fondamentale per entrare in contatto con la passione. Motivazione e passione sono il motore, senza il quale nessun sforzo sarebbe possibile.

- Focus sulla performance
In allenamento gli atleti fanno quello che l’allenatore dice loro, concentrandosi su gesti specifici, ovvero spostando la propria attenzione al gesto tecnico da migliorare in quel preciso momento. In gara dovrebbe funzionare allo stesso modo, l’attenzione dovrebbe essere rivolta a ciò che si sta facendo nel qui ed ora, ma essere totalmente presenti a sé stessi nel presente con sensazioni, emozioni, pensieri e azioni perfettamente allineate, non è semplice, soprattutto quando abbiamo un carico emotivo maggiore.
I campioni sono in grado di rimanere concentrati sulla prestazione e in caso di distrazioni riescono a riprendere il comando della propria mente in brevissimo tempo; se il pensiero si sposta al risultato finale dell’azione, vincere o perdere, è inevitabile che l’attenzione sfugga e la conseguenza è un calo immediato della prestazione.

- Think positive
Pensare positivo non significa vivere nel mondo delle favole e non vedere gli ostacoli, bensì essere in grado di vedere oltre al problema, la soluzione. In ambito sportivo, i pensieri che spuntano alla mente possono influenzare positivamente o negativamente la prestazione. E’ quindi opportuno tenere sotto controllo e monitorare il dialogo che l’atleta si rivolge.
I pensieri negativi sono disfunzionali, ovvero compromettono l’esito e il raggiungimento degli obiettivi, abbassano la soglia dell’attenzione, aumentano la focalizzazione su stimoli distraenti o irrilevanti, possono provocare un’alterazione dell’umore e indurre confusione.

- Il senso di auto-efficacia
Credere in se stessi è il primo passo per ottenere dei risultati, in qualunque campo della vita. Innanzitutto è bene affermare che la fiducia in sé non è qualcosa che ci viene dato alla nascita, ma è un processo in continua evoluzione, sul quale è possibile lavorare. Nella psicologia dello sport l’autoefficacia viene individuata come uno dei principali predittori del successo sportivo e può essere definita come un meccanismo cognitivo che media la motivazione, la perseveranza, l’attivazione emotiva e il comportamento (Bandura, 2001).
Questo meccanismo incide notevolmente sulla percezione che l’atleta ha delle proprie potenzialità e sul modo in cui affronta gli eventi stressogeni, aumentando o diminuendo la possibilità di raggiungere il successo nell’esecuzione di un compito e di una competizione sportiva (Cesare Picco, 2017).

- Saper vedere l’altra faccia del fallimento
Certo sembra un paradosso, ma la verità è che il fallimento, al contrario dell’abitudine al successo, nel medio termine può risultare un’arma potente per molti. Il lato positivo delle sconfitte è che esse permettono di fermarsi a fare una valutazione delle proprie risorse, dei propri punti di forza e, al contempo, delle criticità emerse; detto in altri termini, le sconfitte servono per mettersi in discussione e migliorare.
Un errore, un periodo di crisi, un infortunio rappresentano un momento caratterizzato da una maggior propensione da parte del soggetto a riflettere su motivazione, obiettivi, contesto di riferimento (squadra, allenatore, preparatore, compagni); inevitabilmente sono questi i momenti in cui capita di mettere in discussione alcuni aspetti, facendo degli importanti scatti di consapevolezza. Sono anche questi i momenti in cui più spesso si provano emozioni negative; imparare a gestirle è l’arma vincente!

- Essere antifragili
L’antifragilità è la capacità di trarre vantaggio dagli imprevisti e dagli urti della vita; chi ha questa caratteristica di fronte ai fallimenti invece di cadere, cresce, migliora e si rinforza. L’antifragilità quindi un concetto che va oltre la resilienza: non semplicemente cadi e ti rialzi, bensì cadi e ti rialzi più forte di prima!

L’elenco delle caratteristiche fondamentali per un mindset vincente non è certo esaustivo, ma riporta ciò che la maggior parte degli atleti con cui ho avuto il piacere di interagire in questi anni, identificano come elementi chiave.
Ricordate sempre che un mindset vincente si può costruire ed allenare, allo stesso modo in cui si allenano fisico e tecnica, perché è il duro lavoro l’elemento che più di tutti porta al successo!
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Articolo scritto dalla Dottoressa Veronica Chantal Bertarini – Psicologa e Counselor, specializzata in Psicologia dello Sport e Mental Coaching.
Sito web: https://sportlifementalcoach.net/
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