L’articolo di oggi, scritto dalla Psicologa Psicoterapeuta Tiziana Campanella, descrive come la corsa sia in grado di cambiare noi stessi e il rapporto verso l’ambiente che ci circonda. Il racconto e le riflessioni in esso contenute sono tratte da una storia vera.
Indice dei contenuti:
Gli inizi
Con la corsa non è stato subito amore. Anzi, direi tutto il contrario.
Ho sempre odiato correre. Ho praticato pallavolo a livello agonistico per dieci anni ma quei minuti di riscaldamento erano per me una croce. Vivevo la corsa come una costrizione, una svilente ripetizione, un’eccessiva fatica, insomma un’avversione totale. Poi sono cresciuta.
Per un certo tempo, che mi è sembrato infinito, un attacco artritico mi ha impedito di camminare e mi ha bloccato entro una postura rigida e fissa. Un dolore cane.
È lì che è avvenuto il cambiamento, qualcosa bussava dal mio interno e premeva per venir fuori, non avevo idea di cosa fosse, ma ho sentito un istinto primordiale che mi lanciava in avanti, uno slancio necessario per attraversare e superare quel brutto momento che stavo vivendo. Che cosa non combinano le emozioni a nostra insaputa.
La cosa più importante però è che non dobbiamo mai dimenticare che altrettanto potere, se non maggiore, lo svolge la motivazione, ciò che ti permette di rialzarti quando cadi, di scalare montagne che letteralmente non avremmo mai immaginato di superare.

La corsa come inizio di un nuovo ciclo
Così un giorno, nonostante ancora le articolazioni fossero gonfie e doloranti, ma camminare non mi bastava più, decisi di provare. A fare qualcosa di diverso. A fare qualcosa che non avrei mai pensato di fare. Correre.
La prima volta fu un totale disastro. Mi guardavo costantemente intorno, dopo neanche un km il mio corpo lanciava segnali di cedimento, mi mancava il fiato, mi pungeva il petto, tutte le persone che incontravo mi superavano, tutti erano più in forma di me, più bravi di me, più allenati di me, correvano leggeri come stambecchi su prati di montagna, eppure, nonostante tutti gli avvisi di allarme iniziali, non ho mollato.
Perché ho capito che prima di essere in competizione con gli altri lo ero con me stessa e realisticamente dovevo essere sincera e ammettere il punto da cui partivo: da zero. E in voi, cosa ha acceso la spia di innamoramento per la corsa?
È facile essere contagiati da qualcuno che ha negli occhi quella stessa passione che anche noi cerchiamo.
Ero in forma? No.
Avevo fiato? No.
Avevo muscoli? No.
Avevo voglia e testa? Sì!
E allora ho deciso di abbracciare quel sì che mi germogliava dentro con tutta me stessa e ho chiesto a mio fratello, che correva da tempo, di aiutarmi a fare i primi passi.
Lo ammiravo perché ogni volta che lo sentivo parlare della corsa gli brillavano gli occhi, sentivo la passione corrergli nelle vene, era talmente coinvolto quasi si trattasse di un primo amore.
Fu questo a colpirmi. Non mi spaventò dicendo quanto fosse dura, soprattutto all’inizio, ma mi fornì quei primi consigli necessari a chiunque voglia aprire un nuovo capitolo della sua vita.

La motivazione come carbone
Comprai le mie prime scarpe da running e iniziai. Piccoli passi mi disse mio fratello, e costanza. Tanta costanza. Sei motivata mi chiese? Sì, gli dissi, perché ho sentito, dopo esser stata così male, di voler andare letteralmente incontro alla vita!
Bene mi disse, allora da adesso non smetterai mai. Nonostante le interruzioni, nonostante le delusioni. Perché ci saranno. Ma da questo momento sarete per sempre legate.
Ed è così. Da quel momento si è creato quel legame che crei con chi ti capisce, con chi ti sta accanto e ti ascolta, a cui puoi confidare e affidare i dolori, i dispiaceri, lasciar correre la rabbia, mollare la mascella per la paura, qualunque essa sia, puoi dirle che è una brutta stronza per quanto ti fa fatica, eppure non se ne va e soprattutto ritorni da lei, appena puoi.
Diventa parte di te. Un’architettura mentale prima che fisica, emotiva prima che muscolare, che ti cambia la vita.
E così ho cominciato correndo brevi tratti, imparando a fermarmi, rispettando i miei limiti, e poi a ripartire. Fino a quando ho corso i miei primi 7 km di fila, poco più di un’ora di corsa, quando soli dieci minuti mi levavano la vita. Quanto ne fui felice, fu talmente tanta l’emozione che forse se avessi continuato ne avrei corsi 10!
Era tempo che una corrente di felicità così forte non mi facesse vibrare l’anima e il corpo. Ero alle stelle! Ciò che rende bello questo sport così solitario è la condivisione dei piccoli grandi traguardi con gli altri. Mio fratello è stato il mio personal trainer, la persona cui ispirarmi per dare sempre il meglio di me.
Per sentire la motivazione e fornirle sempre carbone, serve sempre una fonte di ispirazione. Un faro, una guida, qualcosa o qualcuno che ci sproni e inciti allo stesso tempo.
Ma la corsa, proprio come la vita, non fa sconti, e appena salti una sessione, una gara, un allenamento, sai perfettamente che l’impegno sarà doppio per rimetterti al pari. Tollerare questa frustrazione è tutto. Il segreto della continuità.
Gestire quel piccolo passo indietro senza giudicarsi è fondamentale per poi riprendere la rincorsa e lanciarsi nuovamente in avanti. Se possibile, più forte di prima.

La corsa insegna
Ho sempre detestato il freddo. Per paura di ammalarmi. Come d’altronde succedeva molto spesso. Le prime volte che correvo d’inverno, mi coprivo troppo, per paura di prendere l’influenza o la polmonite. Malattia che, dieci anni fa mi lasciò senza forze per mesi, dopo il lutto di una persona molto cara. Un incubo. Compreso lo strascico di quel terrore sempre presente come una morsa sul collo costantemente in agguato.
Eppure la mia tolleranza al freddo, così come al caldo, si è letteralmente modificata proprio grazie alla mia relazione con la corsa. Il mese di gennaio era bandito dal mio calendario.
Adesso correre il 1° gennaio è il mio primo desiderio dell’anno, sentire il corpo riscaldarsi lentamente e vivermi serenamente un’ora di corsa rientrando completamente sudata, non ha prezzo. La mia risposta immunitaria è cambiata decisamente prima e dopo la mia relazione con la corsa, segnando davvero uno spartiacque.
Si perché è una relazione vera e propria, fatta di reciprocità. Non è indicata per chi pensa di vincere facile. E per fortuna! Perché, per sua natura, la corsa regala, attraverso il duro lavoro, una resistenza alla frustrazione e alla sofferenza, sempre maggiori.
L’altra cosa importante che la corsa mi ha insegnato è il rapporto costo – benefici, inteso come somma del duro impegno e delle energie fisiche e mentali. Con la corsa è vietato pensare di dare tutto sé stessi una volta e per sempre. È l’arte della moderazione.
Bisogna imparare a monitorare il fisico per sentire come risponde passo dopo passo, km dopo km. È l’arte del saper ascoltare i propri limiti, di spingere quando devi e rallentare quando hai il fiato corto e ti sembra di aver dimenticato i polmoni a casa.
Dopo che hai lavorato bene, dopo che hai con costanza dosato tutte quante le energie a tua disposizione e disposto persino di quelle che non credevi di avere, allora il sangue prende a circolare in tutto il corpo e un fremito come corrente elettrica prende a fluire ovunque un millimetro sotto la superficie della pelle. Lo avete mai sentito?
Un attimo prima di crollare al bisogno di tornare a casa e buttarmi su una sedia per dissetarmi, decelero e quasi mi fermo ad ascoltare il battito del cuore rallentare, le gambe tremare ed è lì che viene fuori, a mia insaputa, quel sospiro che profuma di gioia.

La corsa chiede
La corsa chiede costanza, fatica, lucidità, fedeltà, energia, tolleranza alla frustrazione, all’immediatezza, chiede di dimenticarti della tua immagine e di entrare in contatto con ciò che sei senza sconti, ti chiede di sopportare quel peso che salto dopo salto devi far spostare un po’ più in là, ti chiede di serrare la mascella rigida per lo sforzo ma ti chiede allo stesso tempo di mollarla e lasciar andare, mi chiede di non fissarmi sul dolore che sento ogni volta alle ginocchia e che rappresenta oggi la mia ferita, mi chiede di andare avanti e di non guardarmi mai indietro, chiede concentrazione, sui tuoi passi, sul tuo respiro, sull’assetto del tuo corpo, sulle braccia, chiede di dimenticarti di pensare se non sei apposto o se sei arrossato. Chiede di fregartene. Chiede ti vivere il presente.
Quando vuoi realizzare un sogno o un obiettivo, la motivazione è ciò che ti permette di andare avanti, nonostante gli stop, i fallimenti, nonostante non ci siano miglioramenti, nonostante sia troppo faticoso, tu non mollare, perché se la miccia è scoppiata un motivo ci sarà e tu non smettere di credere in quella roba là!
Che tu sia mamma, o papà, single o in carriera, impegnata o annoiata non smettere di crederci perché la corsa non esige tentennamenti e tradimenti, la corsa esige di rinnovare la relazione con lei ogni volta come se fosse la prima volta, ed è questo mistero ad alimentarne l’amore.
Perché ogni volta è diverso, nonostante il percorso sia sempre lo stesso, nonostante la stessa maratona in quella città, c’è sempre la novità: sei tu stesso davanti all’esperienza.
Perché come dice Eraclito non ci si bagna due volte nello stesso fiume.
Adesso lo so perché non mi piaceva correre. Perché avevo la tendenza a realizzare e a preferire ciò che mi piaceva, e non c’è niente di male in questo, ci vuole una certa determinazione e piglio anche in ciò, ma girare sempre in tondo alla propria zona confort non fa crescere, non fa evolvere, non ti cambia.

La corsa ti cambia
Ti cambia l’assetto mentale se tu accetti di far spazio a ciò che ancora non sai, a ciò che non sei. Ti cambia fisicamente perché rassoda tutto il corpo e definisce non solo lo spazio intorno a te ma anche lo spazio dentro di te. Ti cambia l’armonia nel movimento, modifica la tua resistenza, ti cambia nello slancio verso la vita.
In passato, se avessi dovuto scegliere davanti a un bivio la strada in discesa o quella in salita, avrei optato per la prima, ora è il contrario. Scelgo quella più difficile perché percepisco un certo gusto nella difficoltà e piove su di me quella semplice convinzione che mi dice ‘ce la posso fare’, che aggiunge sale alla vita.
La corsa cambia la fiducia che riponi nella vita. Ti aiuta a non aver paura di entrare nelle giornate buie di novembre, ad esempio, quelle in cui il sole cade prima e il buio si propaga e tu non puoi farci niente.
Soprattutto, la corsa cambia il rapporto con te stesso. Quando corri sei vis-a-vis con te e le tue ragnatele mentali, i tuoi inganni non sono più raggirabili perché cadono a uno a uno e scopri che stare con te apre a una nuova dimensione della solitudine, che diventa tridimensionale, dentro cui è proprio un piacere restare. Recuperare quella connessione profonda, ancestrale, animale che ti porta all’essenza.
Perché l’essenziale è invisibile agli occhi dice A. De Saint-Exupery, non porta abiti di lusso, non chiede macchine costose, ma esige la verità dentro un unico imperativo: vivere pienamente.

Articolo scritto dalla Dott.ssa Tiziana Campanella – psicologa psicoterapeuta individuale e di gruppo, specializzata in analisi Bioenergetica, tecniche psico-corporee, regolazione delle emozioni, rilassamento progressivo, conduttrice di classi di bioenergetica volta alla gestione delle energie e alla riduzione dello stress.
Responsabile dei contenuti del blog salutementale.net e coordinatrice della Redazione della Salute Mentale “Centro Studi e Documentazione L.Attenasio-V.Marzi” del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2.
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